All’ostilità degli ambienti musicali italiani Gnecchi replica con un’opera del tutto nuova per intenti e per risultati artistici. Di fatto, mette da parte l’austerità drammatica dei tragici greci per rivolgersi proprio verso quei «soggetti-a-facile-sentimentalità» e quegli «effetti-di-drammaticità-quand-même» che Illica gli aveva consigliato di evitare.
Già nell’anno del fatidico articolo di Tebaldini, il 1909, Vittorio Gnecchi ha completato, dopo più di due anni di lavoro, la composizione de La Rosiera, idillio tragico in tre atti su libretto di Carlo Zangarini (con non pochi interventi dello stesso Gnecchi), tratto dall’opera teatrale On ne badine pas avec l’amour di Alfred De Musset.
La Rosiera, seppure anticipata da alcuni brani staccati eseguiti da Hildebrand a Berlino nel 1923 e da Georg Schnéevoigt a Parigi nel gennaio del 1927, andrà in scena per la prima volta solo il 16 febbraio 1927 al Reussisches Theater di Gera, direttore Ralph Meyer. Il successo sarà trionfale, con ventidue chiamate alla ribalta e l’offerta di numerose corone d’alloro.