Gli anni che vanno dalla Guerra alla morte di Vittorio Gnecchi, nel 1954, sono dominati dallo sconforto per l’indifferenza cui l’Italia lo ha condannato. Dopo La Rosiera, infatti, sono rarissime le esecuzioni di sue opere nei teatri italiani: il 6 giugno 1932 Gnecchi varca finalmente le porte del Teatro alla Scala con il Poema eroico diretto da Willem Mengelberg; il 21 marzo 1940 la Cantata Biblica è eseguita ancora alla Scala diretta da Franco Ferrara, e poi replicata nel maggio successivo sempre alla Scala, questa volta diretta da Alberto Erede; il 23 aprile 1942 La Rosiera (Preludio, Danza campestre) giunge al Teatro La Fenice di Venezia diretta da Francesco Mander.
Nel dicembre del 1952 è ancora l’Austria a regalargli, al Mozarteum di Salisburgo, la prima rappresentazione in forma di concerto del grande dramma musicale in tre atti Judith, iniziato nel primo decennio del secolo, poco dopo Cassandra, anch’esso su libretto di Illica.
È la vera rivincita del compositore, che riesce finalmente a vedere eseguita la sua quarta opera lirica riscuotendo un enorme successo personale.
Quando Vittorio Gnecchi esce di scena, in silenzio, il 5 febbraio 1954, sui giornali tedeschi e austriaci appaiono commossi necrologi, e a firmare la commemorazione sul “Tiroler Tageszeitung” è il noto musicologo Albert Riester.
Il 15 febbraio 1954 nella cattedrale di Innsbruck viene celebrata alla presenza del console italiano una solenne messa di requiem per Gnecchi. Il 15 luglio dello stesso anno, Radio Innsbruck dedica un’ora di programmazione a un suo ritratto curato ancora da Riester. Nella conferenza radiofonica, il musicologo si sofferma sul ruolo d’eccezione che Gnecchi ha avuto nel panorama musicale italiano del primo Novecento, e per ricordare che la critica musicale nel 1905 aveva accolto Cassandra come l’avvento di uno stile operistico senza precedenti: la fusione dell’inventiva melodica di tradizione italiana – in particolare, della tradizione lombarda – con la sovrabbondanza timbrica dell’orchestra straussiana.