Dopo la laurea in giurisprudenza, Vittorio Gnecchi concepisce l’opera che segnerà, nel bene e nel male, il suo futuro: Cassandra, pensata come dramma musicale secondo la maniera di Wagner.
Scrive il soggetto partendo dall’Agamennone di Eschilo e affida la stesura del libretto a Luigi Illica, al massimo della fama grazie ai successi mondiali delle opere pucciniane, con il quale inizia un rapporto che è per lui una palestra di vita compositiva e musicale.
Illica conduce per mano il giovane e inesperto Gnecchi nell’allestimento di un’opera imponente, che svela tutto il talento musicale del compositore.
La fitta corrispondenza fra i due, rimasta inedita, ritrae non solo la lenta e sofferta gestazione del libretto e della partitura (che sarà compiuta nel 1904), ma anche l’impegno con cui Illica cerca poi di promuovere Cassandra nei teatri italiani, sicuro dell’enorme valore dell’opera.
Su consiglio dell’amico Serafin e appoggiato dall’infaticabile Illica, Gnecchi presenta l’opera ad Arturo Toscanini che si dimostra entusiasta al punto da voler dirigere la prima rappresentazione il 5 dicembre 1905 al Teatro Comunale di Bologna, coinvolgendo interpreti d’eccezione.
L’esecuzione si rivela all’altezza dei protagonisti, ma la poca esperienza di Gnecchi a proposito di questioni teatrali crea problemi a Toscanini durante le prove; screzi che si sommano ai pettegolezzi che da subito infastidiscono il maestro, tanto che, dopo l’esperienza di Bologna, non vorrà più saperne né di Cassandra, che tanto aveva apprezzato.