“Nemo Propheta in Patria”: non serve scomodare i Vangeli per attestare tale affermazione. Basterebbe infatti ripercorrere la vita e l’arte di Vittorio Gnecchi Ruscone, compositore orgogliosamente italiano che ha fatto dell’assenza di confini il tratto essenziale della sua musica.
L’agiatezza economica della famiglia gli permise di viaggiare, culturalmente e geograficamente; di conoscere e capire ciò che avveniva al di là delle Alpi, acquisendo, assorbendo, alimentando una biblioteca (reale e cognitiva) che assimilò e poi riversò in ogni pagina da lui scritta.
La sua musica divenne l’urgente sfogo di tale e tanta conoscenza. Non scrisse molto in numeri, ma tanto in densità. Lasciò ai suoi conterranei la ricerca del “vero”, per addentrarsi nei meandri del mito, nella lettura del passato come chiave per illuminare il presente e magari proporre alternative per il futuro.
S’andava delineando un linguaggio musicale assolutamente nuovo, che pescava dai vocabolari “europei”, specialmente “tedeschi”, perché da laggiù arrivavano le tecniche orchestrali più innovative; per poi alimentarsi alle fonti classiche, per lui imprescindibili, perché applicabili ad ogni tempo e ad ogni luogo.
Purtroppo pochi lo capirono, almeno in Italia. Perché nel mondo europeo, in Germania, in Austria e in Francia è stato osannato. Non seguiva la moda. Nessun futurismo all’orizzonte del “Verismo” che imperava. Non v’erano etichette per catalogare opere con titoli che sapevano di antico; musiche che nascondevano, in fitte e intricate tessiture armoniche e orchestrali assai complesse per l’epoca, scale di sapore ellenico miste a linee melodiche che più italiane non si può.
Tanta passione e tanto studio per poi rimanere in una triste solitudine per tutta la vita.
Una solitudine condivisa proprio con chi (ironia della sorte e della critica musicale) all’epoca fu associato, quel Strauss Superstar che, come lui, non lasciò epigoni, segnando l’ultima gloria della Musica intesa e ambita come espressione di passione, piacere, giubilo, anelito umano a emulare il divino.